L’inizio di Saw VI è tipico della serie. Due persone – un uomo e una donna – sono bloccate in una trappola di Jigsaw, l’omicida seriale che ama sottoporre le sue vittime a quelli che definisce “giochi”: i due sono degli usurai e quindi c’è il consueto paravento etico sia per la loro prigionia sia per il tipo di trappola in cui sono caduti. Come nel Mercante di Venezia shakespeariano, infatti, Jigsaw vuole una libbra della loro carne. Solo uno però potrà salvarsi: quello che offrirà più carne. L’uomo è grasso e si taglia delle fette di giro vita, mentre la donna, magra, opta per un avambraccio. Chi vincerà? E soprattutto qualcuno vincerà veramente?
La struttura dei film della serie è ormai ancorata a un inizio che vede sempre una o più vittime fronteggiare una morte potenzialmente terribile. Come nei film di James Bond, si parte quindi da una sequenza forte per poi riprendere con una narrazione più tradizionale. In questo caso, la storia riparte da dove l’avevamo lasciata nel capitolo quinto, con il tormentato detective Mark Hoffman a osservare il cadavere stritolato del suo collega Peter Strahm, colpevole d’aver capito che lui era complice di Jigsaw.

 
 
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